FESTA DEI SANTI CANONICI

Lunedì 8 novembre 2021 – Chiesa di San Giuseppe (CRL)

Letture: Atti 4, 32-35; Sal. 132; Gv. 15, 17-20

OMELIA di padre Rinaldo, superiore generale CRIC

“Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme

  • In questo breve ritornello, ripetuto più volte al salmo responsoriale, possiamo leggere la sintesi della nostra vita canonicale, quella vita che i nostri santi hanno già vissuto pienamente durante la loro esistenza terrena. E’ un messaggio forte e profondo ancora oggi per tutti noi, desiderosi di  quella vera gioia che è “l’espressione più alta della vita in Cristo”, come scrive il papa nel suo messaggio al Congresso dell’America Latina e dei Caraibi sulla Vita religiosa.

Eppure, quanto è ancora difficile apprezzare la bellezza di questi versi… anche per noi religiosi! Per questo abbiamo bisogno di pregare spesso questo salmo e ripeterci che è bello, che dà gioia sentirci tutti fratelli e vivere insieme nella fraternità: in un‘epoca segnata più che mai dall’individualismo, a volte diventa difficile apprezzare la bellezza di parole così semplici e, allo stesso tempo così profonde… eppure nonostante le difficoltà dello stare insieme nella quotidianità…nonostante queste parole tante volte si scontrino con i nostri limiti e con il nostro egoismo o addirittura con la tristezza di una vocazione…dobbiamo ricordarci sempre “quanto è buono e soave vivere insieme”!

Nella “lettera ai consacrati” scritta da papa Francesco nel 2014, il papa ci ricorda che «Dove ci sono i religiosi c’è gioia…  che l’autentica fraternità vissuta nelle nostre comunità alimenta la nostra gioia; che il nostro dono totale nel servizio della Chiesa… ci realizza come persone e dà pienezza alla nostra vita. Che tra di noi non si vedano volti tristi, persone scontente e insoddisfatte, perché una sequela triste è una triste sequela».

Il salmo 132 allora ci offre oggi questo grande messaggio di gioia, di comunione, di dono per la missione che i nostri amici santi canonici,   hanno già vissuto con  una grande e generosa testimonianza, professando la vita religiosa e canonicale e che ora intercedono per noi perché possiamo giungere al Signore Dio, fonte e premio di santità (colletta).

Questo salmo è indicato anche come “canto dei pellegrinaggi”, che ci riporta a quei periodi dell’anno in cui le famiglie da ogni parte di Israele si mettevano in viaggio per andare nella grande città, Gerusalemme, in occasione delle feste principali prescritte dalla legge…  ed erano giorni in cui ci si rallegrava insieme, adorando il Signore, ricordando i momenti principali della propria storia e ringraziando il Signore per le benedizioni del raccolto… momenti “buoni e piacevoli”, che davano gioia alla vita di tutti coloro che vi partecipavano.

Vuol essere questo un invito valido anche per le nostre comunità religiose e cristiane!

Vorrei sottolineare ancora due immagini particolari che il salmista (Davide) utilizza per descrivere la comunione e la gioia che si viveva in quei giorni di festa:

  • La prima immagine è quella dell’olio profumato, un olio speciale, quello che venne usato al momento della consacrazione di Aronne come sommo sacerdote (Le 8:12) quando, appunto, venne versato sul suo capo, scendendo, ovviamente sulla barba e sui vestiti.

Per il salmista la comunione tra fratelli è come quell’olio: profumato, fragrante, sigillo di un momento solenne. Come quell’olio servì a consacrare Aronne, così anche per noi oggi: la nostra vita fraterna, l’armonia, l’amore tra di noi sia il sigillo della nostra  consacrazione a Dio.  

  • L’altra immagine è quella della rugiada copiosa che caratterizzava il monte Ermon. La rugiada dell’Ermon costituiva un simbolo di fertilità…in contrasto con il monte Sion, che invece era piuttosto arido, ma quel mettersi in cammino verso Gerusalemme era come se quella fertile rugiada dell’Ermon e delle sorgenti del fiume Giordano,  si fosse riversata sul monte Sion, assetato di acqua.

Così anche le nostre liturgie siano sempre sorgente di nuova e viva fede per la vita del popolo, come una rugiada che annaffia il terreno e lo rende fertile: quel terreno della nostra vita comune e fraterna, delle nostre famiglie e comunità cristiane, della vita di ogni fedele battezzato, affinchè il nostro incontrarci, il vivere insieme, sia sempre una festa…che porta gioia nei nostri cuori: “Amatevi gli uni gli altri”, è il comando di Gesù ai suoi discepoli ascoltato nel vangelo. 

  • Un secondo pensiero lo colgo dal Consiglio Primaziale tenutosi quest’anno a Novacella a fine settembre, durante il quale ci è stato dato il compito di rileggere la DICHIARAZIONE SULLA VITA RELIGIOSA del 4 maggio 1969, e renderla più attuale.

Rivedendo il testo mi sono soffermato sui primi due paragrafi del documento che si apre con queste parole: “I Canonici Regolari abbiano a cuore di ritornare continuamente alle sorgenti della vita religiosa”, tenendo presente “l’esempio della Chiesa primitiva di Gerusalemme, a cui fecero riferimento sant’Agostino e i restauratori della vita canonicale del secolo XI e XII”.

Lo abbiamo ascoltato nella prima lettura degli Atti degli Apostoli: «La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuor solo e un’anima sola… Con grande forza gli Apostoli rendevano testimonianza della Resurrezione del Signore Gesù… ».

Vivendo questo ideale come servizio a Dio e ai fratelli, spetta a noi Canonici Regolari attuarlo, soprattutto attraverso il ministero liturgico-pastorale… per il bene della Chiesa.

  • Un altro suggerimento, sempre nella Declaratio, lo troviamo nel richiamo alla carità, che è il filo conduttore che sta alla base della Regola di Sant’Agostino: “A fondamento di questa vita vi sia la carità. Questa è la fiamma che dovrà infiammare ogni fratello e famiglia canonicale nel suo insieme…”.
  • Chiediamo, dunque, al Signore che attraverso la pratica dei consigli evangelici possiamo camminare verso la perfezione della vita canonicale ed accogliere e abbracciare in modo più completo e totale la vita di Cristo…

Lasciamoci anche noi abbagliare dalla luce e dalla vita dei  Santi Canonici, nostri amici e intercessori, affinché la nostra vita fraterna di consacrati e di fedeli cristiani, sia vissuta intensamente, ogni giorno, avvolgendo di luce santa tutti quelli che incontriamo: confratelli e fedeli a noi affidati.