IL GENERALE CI SCRIVE: “ARTIGIANI DELLA PACE”

Ogni anno i Superiori generali delle Congregazioni iscritte all’Associazione USG (Unione Superiori Generali) si riuniscono in Assemblea con due sessioni: maggio e novembre, affrontando temi e sfide che riguardino la Vita Consacrata in rapporto al mondo in cui viviamo.

Quest’anno a novembre è stata messa all’ordine del giorno una delle sfide più complesse della nostra vocazione cristiana e della nostra vocazione di persone consacrate in mezzo al Popolo di Dio: diventare efficaci operatori di pace. Questo è uno degli appelli lanciati dall’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco: “… servono artigiani della pace pronti a generare processi di guarigione e di ricongiungimento con ingegno e audacia” (FT. 225).

Nella sua introduzione il Presidente della USG Arturo Sosa (SJ), ci ha ricordato come “la guerra è una realtà schiacciante anche nel presente dell’umanità. Lo vediamo quotidianamente nei media. Nel mondo ci sono più di cinquanta conflitti armati. La maggior parte di essi rimane nascosta ai media. Molti nostri fratelli e sorelle, religiosi e religiose, le conoscono da vicino perché accompagnano le comunità cristiane che le subiscono in Mozambico, Congo, Etiopia, Colombia, Yemen, Siria…  

Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato, dice il Papa nella parte dell’enciclica dedicata a una condanna molto forte della guerra” (FT. 255-262).

Durante un momento di preghiera abbiamo ricordato queste realtà ancora in guerra o vittime di ingiustizie e violenza, appendendo accanto al Crocifisso il nome delle località e dei paesi dove si trovano le comunità religiose, testimoni delle conseguenze di tanta violenza, soprattutto dei milioni di sfollati, rifugiati e migranti che fuggono in cerca di una vita migliore.

Nelle nostre giornate di Assemblea, ci siamo fermati a riflettere su queste sfide, ascoltando alcune relazioni e testimonianze su questa triste realtà.

Abbiamo aperto la seduta con la relazione di Paul Gallagher della Segreteria di Stato vaticana e la dott.ssa Dolores Sanchez del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale. Ci hanno aiutato e accompagnato in questa conversione ad artigiani della pace come parte dell’impegno di tutta la Chiesa a promuovere la pace nel mondo e rafforzare il nostro impegno nel ministero della riconciliazione.

Nel pomeriggio la nostra riflessione si è soffermata sulla formazione al mestiere della pace nella vita consacrata attraverso tre esperienze concrete presentate dai loro protagonisti.

Nel secondo giorno abbiamo condiviso alcuni degli sforzi che stiamo facendo come Unioni dei Superiori Generali e delle Superiore Generali attraverso la Commissione Giustizia e Pace e l’integrità del creato e l’esperienza intercongregazionale di Solidarietà con il Sud Sudan.

Nel tardo pomeriggio del secondo giorno ci siamo riservati uno spazio importante per incontrare i sottosegretari del Dicastero per gli Istituti di vita religiosa e le Società di vita apostolica. Speriamo di utilizzare questa conversazione per rafforzare i legami di collaborazione tra il Dicastero e quelli che tra noi hanno la responsabilità di moderare un buon gruppo di congregazioni di vita religiosa.

La mattina del terzo giorno ci siamo dedicati alla preparazione dell’incontro con Papa Francesco previsto per il sabato 26 mattina, nella Sala del Sinodo.

L’incontro con il Papa è stato molto suggestivo e familiare. Aveva preparato un discorso scritto, che poi è stato diffuso dai media, ma ha preferito rispondere in maniera libera e improvvisa alle numerose domande a lui rivolte da alcuni superiori.

Nel suo discorso il Papa ci ha ricordato che  “…la pace di Gesù è prima di tutto dono suo, frutto della carità, non è mai una conquista dell’uomo; e, a partire da questo dono, è l’insieme armonico delle relazioni con Dio, con sé stessi, con gli altri e con il creato”.

Infine si è rivolto direttamente a noi Superiori maggiori auspicando che “il servizio dell’autorità venga esercitato sempre in stile sinodale, rispettando il diritto proprio e le mediazioni che esso prevede, per evitare sia l’autoritarismo, sia i privilegi, sia il “lasciar fare”; favorendo un clima di ascolto, di rispetto per l’altro, di dialogo, di partecipazione e di condivisione. I consacrati, con la loro testimonianza, possono apportare molto alla Chiesa in questo processo di sinodalità che stiamo vivendo. Purché voi siate i primi a viverla: a camminare insieme, ad ascoltarvi, a valorizzare la varietà dei doni, ad essere comunità accoglienti”.

Facciamo nostre queste parole e avviamoci al santo Natale con questo desiderio di essere veri testimoni di pace e per iniziare un anno nuovo, possibilmente senza più conflitti e violenze nel mondo.

Padre Rinaldo