Di dom Benoît (senior)
Il motivo divino di queste prove
“se il chicco di grano non muore, rimane solo; ma se muore, porta molto frutto”. Era necessario che Gesù fosse esaltato da terra, che soffrisse e morisse, per attirare tutto a sé e così entrare nella gloria; è necessario che anche i suoi servitori, soprattutto i prescelti, siano “molto perseguitati” perchè portino frutto abbondante davanti a Dio e alla Chiesa.
Un resoconto completo non è oggi possibile
Ci è stato chiesto di narrare la grande prova, che secondo il volere di Dio, ha colpito in questi ultimi anni la Congregazione dei Canonici Regolari dell’Immacolata Concezione e il suo fondatore. Non ci è dato conoscere perfettamente una gran parte dei fatti accaduti. Quanto di nostra conoscenza potrebbe nuocere alla carità. Ci limitiamo quindi a fornire indicazioni di carattere generale senza nominare persone che hanno concorso a questa prova, lasciando agli storici che verranno il compito di completare questo nostro racconto con il riportare quanto non è in nostro potere dire o che del tutto ignoriamo.
Il o i contro-riformatori
……per circa 40 anni dom Gréa fu attorniato da discepoli fedeli che condividevano il suo carisma di fondatore, che facevano del loro meglio per avere una conoscenza adeguata della sua Opera e la sostenevano con tutta la loro forza. In seguito ci furono alcuni che non vollero né conoscerla né condividerla, sostituendola così con un altro ideale di vita canonicale e di vita religiosa. Furono del parere di riformare l’opera originaria. Chi per primo rifiutò lo spirito del fondatore, condannando la sua opera e ne concepì un’altra? Dove e come reclutò dei complici? Chi furono questi complici? Come fu loro possibile costituirsi in partito all’interno dell’Istituto? Come già osservato sopra qualunque risposta sarebbe prematura; tanto più che non servirebbe a molto per la comprensione di quanto verrà detto in seguito. È bene invece venire a conoscenza di quell’ideale che tali discepoli infedeli sostituirono a quello del maestro.
Il contro-ideale o la contro-riforma
Ecco in poco righe la restaurazione secondo dom Gréa: ripristinare l’antico presbiterio delle Chiese particolari; in altri termini: restaurare la vita comune nel clero diocesano come nei secoli d’oro; ancora in altre parole: unire la vita religiosa al ministero parrocchiale, in modo da rafforzare sia l’una che l’altra con il canto dell’Ufficio divino, le sacre veglie e il digiuno; in una parola: ripristinare la vita canonicale perfetta istituendo veri Canonici Regolari, cioè, chierici incardinati alle Chiese con la pratica dell’antica regola del clero. Nella sua impostazione primitiva questa vita canonicale comprende: 1. La recita conventuale delle ore del giorno e della notte, ogni giorno Messa e Vespri cantati nelle chiese più piccole e nelle case maggiori il canto di tutte le ore, in modo spedito, leggero e gioioso; 2. Le funzioni proprie del ministero pastorale dalla formazione dei ragazzi alla cura sia spirituale che materiale degli ammalati; 3. Digiuno e astinenza come negli antichi Istituti canonicali più osservanti, per fornire così ali alla preghiera liturgica e zelo all’operare. Intento del fondatore era inoltre quello di avere, circostanze permettendo, nella case maggiori e minori una piccola scuola presbiterale con ragazzi scelti, possibilmente con abito religioso, con gli ordini minori, di decoro nel servizio divino e in seguito reclutamento per i ministeri sacri. Inoltre l’Istituto voluto da dom Gréa è locale e federativo secondo gli antichi Istituti canonicali e monastici. È costituito da case maggiori, o collegiali tra loro confederate; con un Presidente generale, ma ciascuna con ampia autonomia, con un superiore a vita, con un limitato numero di case abbedienziali da essa dipendenti. Questo l’ideale di dom Gréa. Ora di seguito quello ideato da coloro che ebbero l’intenzione di rivedere e di correggere la sua Opera. Le veglie sacre, l’ufficio cantato ogni giorno, le astinenze e i digiuni obbligatori sono pratiche monastiche: sono proprie dei monaci, uomini che fanno professione di vita liturgica e penitenziale. Non si addicono a uomini dediti al ministero delle anime. Ai Canonici Regolari di dom Gréa che gestiscono parrocchie è sufficiente adeguarsi ai seguaci di Saint-Sulpice che praticano la vita comune per sempre; ai seguaci di Saint-Lazare, che conducono con voto di coscienza vita comune e apostolato; ai chierici secolari degli ultimi secoli, che uniscono vita comune e sacerdozio, dediti alla preghiera e alla predicazione della Parola di Dio con grande competenza. Questo l’ideale dei revisori di dom Gréa. Un tale ideale sopprime innanzitutto quanto da loro considerato proprio della vita monastica, cioè tutte quelle pratiche che, se pur eccellenti, dicono, hanno una loro specifica finalità nella Chiesa, richiedono tempo e attenzione di spirito e di corpo e non danno la possibilità né il gusto del lavoro apostolico e delle attività ministeriali. A nulla serve ricordar loro che un tempo in tutta l’Europa una tale vita monastica, da loro rifiutata, era unita al ministero pastorale. Spesso lo negano e anche se lo ammettono aggiungono che i tempi sono cambiati e che quanto possibile una volta non lo è più ora. Che dom Grèa è uomo di altri tempi, non pratico e che va dietro ad una chimera. Riassumendo, secondo tali figli infedeli al fondatore, i Canonici regolari ora devono seguire i Sulpiciani, i Lazzaristi, gli Oblati o i Gesuiti che operano nelle parrocchie. E non quindi Canonici Regolari dei secoli d’oro che avevano le veglie sacre, l’ufficio cantato, i digiuni e le astinenze obbligatorie allora comuni ai chierici e ai monaci, che ora solo questi ultimi continuano ad osservare. Tali revisori si allontanano dagli antichi Istituti canonicali per assimilarsi agli Istituti dei chierici regolari formatisi in questi ultimi tre secoli. Facendo proprio questo nuovo modo di vita canonicale non condividono il regime in case maggiori autonome tra loro, ma confederate, come negli Istituti canonicali del passato e si organizzano in modo centralizzato e con il regime in province secondo gli ordini costituitisi dopo il XIII secolo……. n.b.: è solo una piccolissima parte di un manoscritto di diverse pagine
10 gennaio 1910