
LE STAGIONI DELLA CHIESA (editoriale di p. Livio Rozzini)
Capita spesso di capire che tipo di famiglia stai per incontrare, ancora prima di suonare il campanello alla porta: il giardino è curato, il vialetto pulito, le tendine alle finestre ben distese.
Tu sai già che lì incontri persone serene, magari hanno i loro problemi come tutti, ma fanno fronte con dignità alle avversità della vita.
Pensavo queste cose entrando nel vialetto che da via Bravetta conduce alla nostra Chiesa. Un cancello spalancato, un piccolo parco verde e di solito ben curato, tanti alberi che offrono spazi di ombra su giochi riservati ai bambini. Una lunga siepe di rosmarino profuma l’ambiente e ti accompagna quasi fin sulla porta della chiesa.
La struttura architettonica, poi, dell’edificio è armoniosa e ben inserita nell’ambiente di questo angolo della Valle dei Casali.
Il biglietto da visita della nostra parrocchia è per noi certamente un motivo di orgoglio: è costata tanti sacrifici, ma alla fine siamo stati premiati nell’impegno e nella caparbietà di volerla proprio qui e in questo ambiente. Ti viene spontaneo di pensare che accanto a tanta freschezza, di sicuro incontri anche una comunità di persone serene, che esprimono la gioia di incontrarsi e magari le relazioni sono segnate da ottimismo.
Poi, però, arriva l’estate, con temperature esagerate e anche il pozzo che irriga quotidianamente gli spazi di verde, si asciuga e per mesi non offre più una goccia di acqua.
E allora quell’ambiente che hai curato per mesi, quelle siepi che hai tagliato con cura, mostrano tanta sofferenza. L’erba si secca, le piante incominciano a perdere foglie già a luglio. E quello che era un motivo di orgoglio, un angolo di serenità, si trasforma in poche settimane in uno spazio di sofferenza, dove anche la natura grida la propria sete e la propria stanchezza.
E ti ritrovi in uno spazio brullo e rinsecchito che in poco tempo ha perso la sua freschezza e bellezza. Magari ti viene da pensare che anche questo ambiente in sofferenza parla di noi, di quello che siamo, di quella chiesa che rappresentiamo e che non vive sempre giorni di festa, ma porta i segni della propria fragilità e fatica. Ci sono lunghi periodi in cui non vedi più un bambino affacciarsi all’orizzonte. Forse pensi che sono tutti in vacanza e godi nel saperli felici, ma quanto tempo servirà per rivederli di nuovo tra noi? E poi hai ancora negli occhi quella folla di adolescenti che hanno appena finito di animare il centro estivo. Giovani generosi, simpatici ed entusiasti. Li abbiamo filmati mentre erano all’opera accanto ai ragazzi e quello rimarrà purtroppo l’unico ricordo che ci accompagnerà per il resto dell’anno, perché la parrocchia per loro è così poco interessante negli altri mesi.
Ma anche tante famiglie sembra abbiano perso l’indirizzo che porta al viale della chiesa. Sappiamo che nelle nostre case ci sono tanti problemi, molti hanno emergenze preoccupanti, alcuni si sono semplicemente assuefatti alla piccola mentalità dei nostri giorni che ti toglie dal cuore il bello della vita. E così anche la nostra comunità finisce ad assomigliare proprio a questo ambiente rinsecchito che ora circonda la chiesa.
L’esperienza ci insegna ad avere pazienza, a saper aspettare la pioggia, a fare il tifo perché la natura torni a rinascere. E così anche noi siamo qui vigilanti a cogliere tutti i segnali di un risveglio tra le nostre mura.
P. Livio Rozzini, viceparroco