PELLEGRINAGGIO in FRANCIA (Agosto 2022)

150 anni fa Dom ADRIANO GRÉA dava inizio alla nostra comunità religiosa, proponendo come ideale la vita comune e il lavoro pastorale nelle parrocchie. Nasceva la Congregazione dei CRIC in Francia e poi ramificata in alcuni paesi del mondo.

Per celebrare questo ricordo abbiamo già vissuto alcuni appuntamenti nelle nostre parrocchie lo scorso anno, ma questa estate abbiamo pensato di organizzare in forma comunitaria un pellegrinaggio nei luoghi che hanno visto il nostro fondatore, dove ha fatto le sue prime esperienze di vita sacerdotale, nelle case che lui ha abitato con i nostri primi confratelli.

Il nostro primo appuntamento è nella piccola città di Saint-Claude, nella regione dello Jura, ai confini con la Svizzera.  Siamo una quindicina di confratelli, quasi tutti italiani, ma c’è anche un fratello del Perù, due inglesi e p. Bernardo di Charroux, con la sua fedele collaboratrice, la signora Anne Marie.

E’ lunedì 8 agosto e la nostra prima giornata si apre con il canto delle Lodi nella Cattedrale di Saint-Claude, accolti dal parroco don Pietro Girod, che ci apre gli archivi antichi e ci mostra tra l’altro un calice usato nelle solennità dallo stesso Gréa.  E’ una chiesa imponente, in stile gotico, probabilmente oggi troppo grande per il piccolo gregge che la frequenta, ma è testimone di una storia che riguarda la nostra Comunità.  Proprio qui don Gréa, che era Vicario Generale, nel 1863 diede inizio alla sua intuizione: restaurare l’antico Ordine dei Canonici regolari.   Gli inizi furono sereni e pieni di speranza.

Più tardi ci rechiamo nella vicina città di Lons-le-Saunier e cerchiamo la chiesa dove il nostro fondatore è stato battezzato.  Troviamo il luogo, ma non c’è più memoria del fonte battesimale: la rivoluzione francese, nella sua ribellione contro la religione, ha lasciato conseguenze evidenti in tante chiese.

Il pomeriggio ci riserva i ricordi più cari.  Iniziamo la visita dalla Cappella di Baudin, dedicata alla Immacolata, dove il giovane sacerdote Gréa fa la sua prima esperienza pastorale in un piccolo gruppo di case costruite da un suo zio, allora abitate da operai che lavoravano alle fonderie.  La chiesetta ancora è conservata con una certa cura, ma le case, da tanto tempo abbandonate, stanno letteralmente scomparendo tra la vegetazione che ricopre tutto.  Nella Chiesetta rimangono ancora i segni della presenza del Grèa.  Qui sveva educato quelle famiglie al canto dell’Ufficio divino, formando con i ragazzi della fonderia un piccolo coro e un folto gruppo di chierichetti.

Poco distante, nel villaggio di Sainte-Agnés, c’è il cimitero dove riposa dom Adriano Gréa, in una tomba che raduna tanti membri della sua famiglia.  Questa forse è la vera meta del nostro pellegrinaggio e qui ci ritroviamo riuniti nella preghiera.   Una piccola folla di parrocchiani, avvisati del nostro arrivo, si è radunata in chiesa per la Messa concelebrata.  Presiede P. Bernardo Loy e con lui siamo lieti di ringraziare il Signore per i suoi 25 anni di Sacerdozio.

Il giorno dopo, la nostra visita ci porta alla Abbazia di Saint-Antoine, dopo un viaggio di alcune ore.  La storia ci ricorda che dom Gréa, alla fine, ebbe alcuni problemi a Saint-Claude con il nuovo Vescovo e dovette trasferire la sua comunità in un’altra sede. 

Saint-Antoine è un complesso veramente grande.  L’Abbazia che ci accoglie è un cantiere aperto e sono in corso diverse ristrutturazioni, ma si capisce subito che è un edificio importante, solenne, con le sue arcate gotiche, le lesene, i capitelli a raccontare un passato ricco di fede.  Qui dom Gréa porta la sua comunità nata da poco, ma che già conta più di cento Canonici. In questo tempio solenne il Gréa riceverà anche la benedizione abbaziale e la consegna della mitria e del pastorale.

Accanto visitiamo gli ambienti occupati dai nostri confratelli di allora.  Chi ci accompagna ci tiene a ricordare che il refettorio, dove oggi stiamo bevendo un buon caffè, è rimasto lo stesso di allora..  Oggi tutti questi ambienti sono occupati da una comunità di famiglie con figli anche piccoli, che si chiama l’Arca.  Queste persone fanno vita comunitaria, sono vegetariani, si ritrovano ogni giorno per una preghiera, pur provenendo da fedi diverse e propongono come stile di vita l’accoglienza, il dialogo e la pace.   In un pomeriggio esageratamente caldo, li sorprendiamo all’ombra di grandi alberi, impegnati in una riunione di comunità.  Un po’ tutti, piccoli e grandi, mentre discutono si danno da fare per pulire i fagiolini che cuoceranno a cena.  Ci ricordano che lo spirito ha una voce potente, ma poi anche il corpo si fa sentire.

La sera arriviamo a Champagne, una Abbazia in stile romanico, dove vivono i Canonici regolari di S. Vittore.  Molti di loro li conosciamo, avendo vissuto insieme pochi giorni prima un Convegno in Svizzera.    Solenne l’Eucarestia che si celebra la sera, ma gradita e simpatica anche l’accoglienza che questi fratelli ci riservano.  A cena ci viene offerto il “foie gras”, squisitezza della cucina francese.  Per noi è un semplice fegato di anatra ingrassata.  Gradiamo la gentilezza, ma ci rimane la nostalgia delle nostre anatre al forno!

Mercoledi 10 agosto il nostro cammino comunitario ci porta a Grignan e presso il cimitero facciamo visita alla tomba di alcuni confratelli, tra cui il P. Casimir, già Superiore generale.  Pochi chilometri più avanti siamo accolti a Taulignan da una comunità di Suore domenicane.   L’edificio, ora ristrutturato, è stato per un certo tempo Casa Generalizia Cric.  Io personalmente ricordo Fr. Guido Cargnelli e P. Serafino Panebianco che raccontavano i tempi della loro giovinezza qui a Taulignan.  Una casa lontana dal paese, una vita austera come i tempi imponevano, ma anche un grande orto che offriva l’essenziale.   Troviamo tutto ciò davanti ai nostri occhi e ci fa piacere quasi risentire la voce, le preghiere, la serenità di quei nostri fratelli.

Oggi molte cose sono cambiate, l’accoglienza delle suore domenicane è delicata e sincera, la S. Messa solenne, il pranzo condiviso in giardino, curato e generoso.  Le sorelle per l’occasione hanno convocato due giornalisti ed il sindaco.

Il pomeriggio ci propone un lungo viaggio nel sud della Francia, sotto un sole infuocato.  Passiamo per Avignone, giusto il tempo per lasciare i confratelli inglesi, P. James e P. Alan, che proseguiranno per Londra, e per far visita al Cimitero dove troviamo la tomba di alcuni cari confratelli.  In tanti ricordano P. Luigi de Peretti, Superiore generale ai tempi in cui molti di noi erano studenti a Roma.  Qui abbiamo molto da ricordare nei ricordi belli che riaffiorano e l’obbligo di dire un grazie a chi ci ha voluto bene.

Passiamo vicino a Marsiglia, costeggiamo a lungo la Costa azzurra e ormai con l’imbrunire arriviamo in Italia e facciamo sosta ad Andora.    Un confratello dei Canonici del Laterano, don   Emmanuele, ci accoglie nella sua bella Parrocchia.   Al nostro arrivo la tavola è già apparecchiata e il cibo pronto.   Accoglienza squisita e clima veramente fraterno. Ci accorgiamo quanto sia preziosa l’amicizia che nasce nelle comunità dei confratelli, che ci fa sentire a casa ovunque ti trovi.

Ma perché siamo ad Andora?   Qui dom Gréa, all’inizio del 1900 trasferisce la sua Comunità, dopo che le autorità francesi avevano allontanato tutti gli istituti religiosi dalla Francia.

Il Palazzo Tagliaferro era diventato la casa che aveva accolto i nostri confratelli. Ancora oggi una lapide ricorda questa nostra presenza.  Don Emanuele ci ha organizzato la visita al Palazzo, che ormai è diventato sede di una biblioteca e luogo di rappresentanza del Comune di Andorra.  E’ presente il Sindaco del paese, che ci fa da guida e con orgoglio ci mostra ambienti rinnovati, riqualificati e consoni alla qualità del posto. Ormai Andora è un centro turistico noto nella riviera ligure.

L’ultimo nostro appuntamento ci porta a Diano Castello, un paese arroccato in alto, che guarda il mare.  Molti di noi ricordano P. Antonio Novaro, primo parroco di Regina Pacis.  Lui è sepolto proprio quassù, suo paese natale.  47 anni fa io ero presente al suo funerale.  Con tanta devozione ritorniamo a fare memoria di un grande sacerdote e un vero confratello.

Ormai il nostro viaggio volge al termine. I due pulmini che si sono rincorsi sulle strade francesi per più di 2000 chilometri, trasportandoci in un turbinio di immagini e ricordi, ormai prendono direzioni diverse.  Poco prima di Genova, il primo imbocca la via per Torino, Milano, Brescia.  L’altro continua sulla via Appia fino a Roma.

È stato bello stare insieme, è stato utile ricordare tanti fratelli e oggi più che mai siamo consapevoli che quella storia è tutta nelle nostre deboli mani e nel cuore grande del Signore.

                             p. Livio Rozzini